Il rebus della viabilità lomellina si complica, tra cantieri in ritardo, promesse e sensi unici. In attesa che la Tav smetta di monopolizzare il dibattito politico e soprattutto delle scarse risorse disponibili.
La più recente mappa viabilistica vede da lunedì la circolazione a senso unico alternato sul ponte di Castello d’Agogna sulla 494. Il cantiere sistemerà la fessurazione al centro dell’arco che, esattamente un anno fa, spinse i tecnici a chiudere il viadotto a tutti i mezzi superiori alle 22 tonnellate. Questa riapertura darà un po’ di respiro a una Lomellina azzoppata che sta cercando faticosamente di rialzarsi dopo un 2018 che è stato un vero incubo per il traffico su gomma. Camion costretti a lunghissime deviazioni, col conseguente aumento dei costi e dello smog, in un territorio che già deve fare i conti con ogni tipo di discarica e industria inquinante. La situazione però rischia di aggravarsi per la chiusura del ponte sulla 596 - Diramazione nel territorio di Cozzo. Il manufatto lungo pochi metri ha mostrato segni di cedimento e molto probabilmente dovrà essere ricostruito ex novo.
“Incontrerò nei prossimi giorni Vittorio Poma, il presidente della Provincia – aggiunge il sindaco di Cozzo, Paola Patrucchi – insieme al mio collega di Candia, e chiederò di conoscere i tempi precisi e di avere rassicurazioni. Si tratta di un’arteria fondamentale, il nostro auspicio è che tutto torni al più presto alla normalità”.
Ma bisogna sbrigarsi: una volta che il cavo Busca, sopra cui passa il ponticello, verrà allagato per l’irrigazione i tecnici non potranno in nessun modo provvedere all’intervento, e dovranno attendere sei mesi.
Proseguono anche i lavori al ponte di Velezzo, in dirittura d’arrivo, che segna l’incrocio tra le provinciali 14 e 16. Una zona di campagna, ma da cui si arriva in mezza Lomellina. Il prossimo cantiere che dovrebbe aprire, coi lavori finanziati interamente dalla Provincia, sarà quello a Ceretto sulla 26, che attraversa l’Agogna.
Ma bisognerà aspettare aprile, perché gli interventi saranno molto più poderosi e richiederanno una spesa di mezzo milione di euro. Infine c’è il ponte di Ferrera, sulla 28. L’ostacolo è ancora l’Agogna. Il viadotto, essenziale per i trasporti da e verso la raffineria Eni di Sannazzaro, era chiuso da luglio 2017. I lavori stanno procedendo a ritmo serrato e il ponte rimesso a nuovo verrà consegnato a metà maggio. Per “reazione” a tutti i camion che deviavano cercando di raggiungere l’Eni, Mezzana Bigli e poi Lomello hanno deciso di chiudere con un’ordinanza il proprio paese ai camion. Un divieto raramente rispettato, come dimostrano le immagini quotidiane e le polveri sottili soprattutto a Lomello, dovute allo smog, che non si sono abbassate più di tanto. Rimangono chiusi, per ora senza speranza, il ponte tra Olevano e Zeme sulla 14 e alcuni ponti sulla viabilità minore, come quello sulla strada vicinale tra Cozzo e Sant’Angelo. Il ponte di Olevano è chiuso da quasi 4 anni e la Provincia ha sempre dichiarato, senza mezzi termini, di avere altre priorità. Se ne riparlerà nel 2020, o forse anche più in là. Per molto tempo il divieto è stato solo sulla carta: l’assenza di blocchi spingeva tutti (trattori, privati, perfino le forze dell’ordine) ad attraversarlo comunque.
Adesso le nuove barriere, collocate qualche settimana fa, sembrano essere sufficientemente robuste da impedire alla gente di rischiare la vita. Il primo ponte e finora l’unico ad essere stato riaperto dopo il “biennio nero” 2017 - 2018 è quello sulla roggia Biraga, a Confienza. I lavori sono stati veloci e li hanno pagati... i privati, cioè le aziende del posto coordinate dal sindaco di Confienza, che si è fatto prestare da loro i soldi. Dopo più di un anno li sta ancora aspettando dalla Regione, nonostante le promesse e i molti esponenti lombardi che si erano vantati “di aver riaperto il ponte”.
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