Egregio direttore, il Vigevanese di oggi pagina 18: intervista Carnevale che dice inesattezze e cose palesemente false
1) non è vero che le regole nazionali e regionali dicono che i Punti di primo soccorso non devono più esistere: non indica il numero della norma ed il tipo della norma. Balla colossale.
2) le urgenze della Lomellina non afferiscono automaticamente a Vigevano che si trova nel lembo settentrionale ma si disperdono a Pavia, Voghera, Casale, Vercelli e Novara. Sarebbe interessante sapere quanti lomellini utilizzano i pronto soccorso di quelle strutture
3) la dotazione del pronto soccorso di Vigevano serve a coprire anche parte dei turni a Mortara e Mede ma questo non viene detto.
4) il confronto con il San Matteo di Pavia è fuorviante sul numero dei medici: ai 16 citati bisogna aggiungere il rianimatore sempre presente ed l’ortopedico presente 12 ore fisicamente in pronto soccorso. Quindi sono 7/8 medici in più
5) l’osservazione breve intensiva sì che è obbligatoria ma viene evidenziato che le priorità sono altre.
6) l’ospedale di Vigevano non può fregiarsi del titolo di DEA perché non ha la neurologia a differenza di Voghera e questo lo dice la normativa regionale e nazionale
7) è chiarissimo il senso dell’intervista: chiudiamo i piccoli per concentrare tutto a Vigevano. Lato ospedale civile non sono né organizzati ne strutturati per dare una risposta seria. Lato beato Matteo non ce la fanno e non sono interessati. I cittadini lomellini continueranno ad andare negli ospedali piemontesi con costi maggiorati che la Lombardia paga e pagherà per la colpevole rinuncia a presidiare, dal punto di vista sanitario, i suoi territori di confine. Nel silenzio dei cittadini e con la complicità delle amministrazioni.
Stimato signor Aggio, la ringrazio della testimonianza e ricordo il suo contributo al dibattito sulla rete ospedaliera pavese con un’ampia e documentata analisi che pubblicammo, mi pare, in quattro puntate. Detto questo mi permetta anche di non accettare i suoi modi inurbani per prendere le distanze dalle opinioni altrui. Via signor Aggio, chi non la pensa come lei non dice cose palesemente false e tanto meno “balle colossali”. Un giornale non è Facebook dove chiunque si sfoga prendendo per il bavero a casaccio. Io non ho letto il servizio a cui lei si riferisce e tanto meno so chi sia il signor Carnevale che lei cita, ma so per certo che questo signore ha il suo stesso diritto di esprimere liberamente le proprie convinzioni.
Intanto le racconto allora una mia convinzione e poi le considerazioni sul tema sanità.
Vede, non vorrei sembrarle preda di pessimismo cosmico, ma sono convinto che nel mondo prevalga il “male”, in tutte le sue diverse manifestazioni. Sempre e comunque. Stare dalla parte delle cose giuste, del “bene”, significa solo perdere, essere sconfitti dal “male”.
Veniamo alla sanità. Mi pare piuttosto buffo che ci sia ancora gente come lei che cerca di analizzare in forma tecnica, o quasi tecnica, problemi che in nessun modo vengono trattati per essere risolti, ma solo gestiti con logiche politiche, economiche o personali. Non parlo solo di sanità, ma di tutto, proprio tutto quanto. Dico personale nel senso che guardando scelte di assessori della stessa parte politica si notano profonde differenze che dimostrano la “personalizzazione” delle soluzioni ai problemi. Ma personale può anche significare, nei casi di malaffare, che le scelte vengono prese in base a logiche di corruzione di cui la sanità lombarda del passato è stata esempio eclatante.
Facendo un discorso in generale non credo che nessuno possa pensare che il mondo della scuola sia strutturato per il vantaggio degli studenti. O che i trasporti siano gestiti a vantaggio dei passeggeri. Potremmo continuare con agricoltura o industria, con ambiente o economia.
La sanità forse è peggio perché la paura della malattia, la sofferenza, provoca più disponibilità ad alimentare lo sbaglio, il “male”. Cioè la gestione scorretta della sanità. Signor Aggio, ma si rende conto che Roberto Formigoni è finito in prigione per uno scandalo della sanità, qui, in provincia di Pavia? Ma lei ha una minima idea del potere assoluto, intoccabile, che aveva Formigoni? Il potere che hanno quelli che come lui sono alla guida di una regione. Temo che sia quasi impossibile rendersene conto. E per questo ci si rende invece conto della gravità di ciò che è successo nella sanità lombarda, costellata di scaldali gravissimi, quasi sempre impuniti o poco puniti. Ma ci ricordiamo dei medici che toglievano polmoni e gente sana? Ma ci ricordiamo di Poggi Longostrevi? Il “re Mida” della sanità lombarda che si suicidò? Successe qui vicino...
E lei, caro signor Aggio si mette a disquisire sulle dotazioni dei pronto soccorso? Ma lei in che pianeta vive?
Noi abbiamo recuperato la prima pagina del Lomellino dell’aprile 2014, quando il presidente della Regione Roberto Maroni venne qui per inaugurare i mega lavori all’Asilo Vittoria e dichiarò che “l’ospedale di Mortara non si tocca” (Nel titolo è citato anche l’assessore Mantovani che circa un anno dopo è stato arrestato). Allora avevano già deciso di chiuderlo, proprio come stanno facendo. Dico chiuderlo nel senso giornalistico, mettendo a confronto quello che era prima e che non sarà poi. Nel 2014 volevano tagliare un nastro e dire, come lei dice “una balla colossale”. Quanto ci costò quella balla non si sa.
Era per la salute dei cittadini? Ma no. Vede alcuni anni fa io intervistai un precedente primario di Medicina dell’Asilo Vittoria che mi disse che la sua battaglia era quella di dotare l’ospedale di Mortara di una unità di pronto intervento per ictus e infarti (mi pare dicesse stroke unity), perché avrebbe salvato moltissime vite. Questo suo desiderio non si è realizzato e allora verrebbe da chiedersi quante vite non sono state salvate e quante non saranno salvate. Ma questo è un dato irrilevante, perché a guidare la sanità, in Italia, non sono le necessità dei pazienti, ma altre priorità. Altrimenti non si chude un pronto soccorso, che è la massima esigenza di chi sta male.
Vede stimato signor Aggio, come lei sa 30 anni fa a Mortara c’erano i reparti di Medicina, Chirurgia, Traumatologia, Ostetricia, oltre al “sanatorio” all’Asilo Vittoria e ovviamente al Pronto Soccorso. I pasti venivano preparati nelle cucine dell’ospedale dove lavoravano molti nostri concittadini. L’ospedale non solo era un patrimonio della città, ma era anche una importante realtà economica, a Mortara come a Mede, dava lavoro a tante aziende locali e ad abitanti della zona. Non solo, i medici 30 anni fa guadagnavano molto di più di oggi, in termini reali, e i cittadini pagavano, più o meno, la metà delle tasse di oggi. Non solo ancora, l’ospedale di Mortara, diviso tra Sant’Ambrogio e Asilo Vittoria, poteva vantare straordinarie professionalità, ricordo il professor Luigi Nascimbene, primario di Chirurgia e docente universitario all’università di Pavia. Oppure il professor Ludovico Filippelli, che ha salvato il sottoscritto dalla sedia a rotelle, nel 1993.
E 30 anni fa si ipotizzava un nuovo ospedale di Vigevano perché l’attuale è incassato nel centro città, ha strutture limitanti, allora si parlava anche di un nuovo ospedale nei pressi della Sforzesca.
Circa 30 anni fa sette miei compagni di classe del liceo Omodeo sono diventati medici, ottimi medici, un paio primari, perché allora chi voleva fare il medico lo poteva fare. Oggi no. Cosa è successo nel frattempo? Evidentemente la Sanità ha seguito regole diverse, sono arrivati i manager e i loro stipendi da capogiro, sono arrivati gli stipendi di assessori e consiglieri regionali che hanno deciso di tagliare i servizi per i cittadini per le suddette logiche della politica.
Oppure secondo lei è andata diversamente? E allora come è andata secondo lei?
Le racconto un’altra cosa. Poche settimane fa ho garbatamente telefonato al reparto di Chirurgia dell’ospedale di Mortara, perché è arrivato il nuovo primario. Ho chiesto pochi minuti per poter presentare sul giornale di Mortara il primario dell’ospedale di Mortara. L’ho chiesto perché un giornale è il tramite tra i cittadini e i fatti. L’ho chiesto per evitare che 15mila persone vadano in ospedale a conoscere il “loro” nuovo primario. Una cosa logica, direi banale.
Ma non è stato possibile, non è possibile oggi che un giornalista, un cittadino, possa conoscere il nuovo medico del “suo” ospedale. In sintesi estrema un suo dipendente. Perché il primario dell’ospedale pubblico è un dipendente dei cittadini e sembrerebbe un atto dovuto che lo si potesse intervistare qualche minuto, sapere che faccia ha. Invece non è così, perché con i soldi dei cittadini si paga un addetto stampa che provvede a diffondere comunicati stampa che raccontano quello che i dipendenti dei cittadini vogliono far sapere ai loro datori di lavoro, cioè i cittadini. Attenzione, un comunicato stampa è l’esatto opposto di una intervista.
Fermo restando il fatto che comunque il primario, come qualsiasi altro umano, può bellamente non rispondere a ciò che gli si chiede senza che il giornalista di turno decida di darsi fuoco per protesta o per la delusione scelga di ingurgitare un chilo di barbiturici. Che tradotto significa: se vuoi rispondere rispondi altrimenti non rispondere. Ma anche questa possibilità mette in allarme i capi della nostra sanità, nostra perché ci appartiene, perché ai manager della sanità gli stipendi li paghiamo noi, anche io e lei.
Ma tutto ciò non è incredibile signor Aggio? Eppure è così.
E lei viene a perdere il suo tempo a fare discorsi tecnici? Ma a chi interessano? A chi interessa quello che si dovrebbe fare a favore dei cittadini?
Cambiamo ambito. Le chiedo: ma secondo lei i treni si muovono per favorire chi viaggia? Siamo nel 2019 e pare impossibile riuscire a far viaggiare in orario i treni che vanno da Mortara a Milano Porta Genova. Evidentemente perché, nei fatti, non interessa che i treni tra Mortara e Porta Genova viaggino in orario, altrimenti si provvederebbe in merito. Le pare? Non mi pare che far viaggiare un treno per 50 chilometri sia una sfida impossibile.
Le chiedo poi, ma la gestione dei rifiuti è fatta a favore dei cittadini e dell’ambiente? Le leggi sulle tasse sono fatte per premiare chi le paga? Perché la sanità dovrebbe essere una eccezione nel panorama dell’Italia che non funziona?
Insomma, mi scusi signor Aggio, ma lei scherza o fa sul serio? Guardi che i delinquenti vanno in galera di rado, anzi a volte diventano presidenti regionali o assessori. Il mondo la fuori è diverso, non è sempre quello delle brave persone che agiscono nei ruoli di comando a favore delle altre brave persone, ma no. Ci sono interessi diversi, logiche diverse.
Le aggiungo un altro esempio. La lotta contro il cancro, il male che flagella il pianeta, soprattutto la nostra realtà italiana e lomellina. Bene, ma secondo lei le risorse per battere questo flagello incredibile, si raccolgono chiedendo l’elemosina vendendo piantine e arance per strada? Le chiedo, ma quali sono i progetti dell’Europa unita per combattere questo male incurabile? E quanto viene stanziato degli Stati europei per questa battaglia? Dove sono i centri ricerca delle potenti nazioni europee per sconfiggere la piaga del secolo?
Insomma, mi creda, della salute dei cittadini non importa un baffo. Il male può essere un enorme affare, così come i rifiuti, i treni in ritardo, la scuola, la casa, soprattutto la povertà.
Basta non risolvere mai i problemi e stanziare fiumi di denaro facendo finta di volerli risolvere, costruire ospedali nuovi sapendo di chiuderli subito.
E chi più sa non risolvere i problemi si candida al successo.
Giovanni Rossi
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