All’Omodeo il bullismo si combatte con l’alta tecnologia. Il risultato della sinergia tra l’istituto superiore mortarese e Caritas Diocesana sarà un filmato, che verrà proiettato in aula magna a settembre e costituirà un “progetto pilota”, un seme gettato per far fiorire un progetto molto più esteso.
Il cortometraggio, lungo circa mezz’ora, è in fase di ultimazione e si chiama “Awareness”, la traduzione inglese di “consapevolezza”.
Lo ha realizzato la IV A dell’indirizzo artistico, 20 ragazzi che hanno unito le idee di quattro gruppi da 5. Gli strumenti all’ultimo grido con cui è stato realizzato il progetto di alternanza scuola-lavoro, durante le prime due settimane di marzo, vanno da una videocamera a 360° fino a due visori Vr, a un oculus Rif (si tratta di strumenti indossabili, che “trasportano” nella realtà virtuale) e a una stampante in tre dimensioni.
Tutto resterà poi a disposizione dell’istituto e, forse, il prossimo anno verrà usato per coinvolgere molti più studenti. “Il progetto vero e proprio è partito un mese e mezzo prima di iniziare a girare – chiarisce la studentessa Rebecca Baretta – con una formazione proprio a tema “bullismo”. Abbiamo anche condiviso esperienze personali. La nostra classe non è mai stata particolarmente unita, ma questa esperienza ci ha aiutati ad esserlo. Nel filmato ci sarà una escape room, una di quelle stanze in cui, per gioco, delle persone vengono chiuse dentro e devono liberarsi risolvendo rompicapi o indovinelli. La trama finale è la sintesi delle idee dei 4 gruppi. Anticipo che nella trama la protagonista, una ragazza vittima, diventerà bulla senza quasi accorgersene e forse sottovalutando questo cambiamento”.
Immagini complesse, articolate, che grazie anche all’aiuto degli insegnanti, sfruttano al meglio le potenzialità della strumentazione. In questi giorni gli alunni della IV A Artistico sono impegnati nelle fasi di montaggio.
“Nel nostro istituto – aggiunge il dirigente scolastico Reda Furlano – non ci sono stati negli ultimi anni atti di bullismo conclamato, ma questo non significa che gli studenti del primo anno non abbiano difficoltà ad inserirsi. Per questo la collaborazione con Caritas, che ringrazio, ha una finalità educativa a cui tengo moltissimo. Un altro progetto utile per il tema “integrazione” dei ragazzi è l’aiuto che molti di quarta hanno dato a quelli di prima e seconda per fare i compiti. Ha giovato anche nel profitto”.
E, dopo la proiezione pubblica di “Awareness” a settembre e il coinvolgimento anche delle altre classi, l’obiettivo è proprio quello di proseguire il progetto e di approfondire ancora di più l’argomento. Ci sarà anche Caritas. “Ormai dico sempre – conclude il direttore, don Moreno Locatelli – che sono i giovani ad essere i “nuovi poveri”. Questa è la prima generazione che parte svantaggiata rispetto ai genitori, da risorsa stanno diventando quasi un “peso”.
Ovviamente non possiamo permetterlo. Per questo entriamo nelle scuole, è lì che troviamo i ragazzi e parliamo con loro nel segno della “peer education”, l’educazione fra pari. Ed è certo che nessuno più degli studenti delle scuole superiori sappia destreggiarsi con la tecnologia nuova”.
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