Egregio direttore,
non c’è niente da fare: una corretta programmazione dell’interesse pubblico dovrebbe trattare il problema dei rifiuti, evitando di trasformarlo in un “affare”. Invece, cosa succede? Lomellina Energia, la società che gestisce l’inceneritore di Parona, di fronte alla diminuzione dei rifiuti combustibili che si è verificato grazie alla raccolta differenziata (il che è positivo, anche se sarebbe utile capire fino in fondo il riciclo vero dei materiali) trova il modo di continuare a bruciare, accettando i fanghi.
Ritengo, come consigliere comunale di Mortara, che il nostro Comune non possa restare indifferente di fronte a questo fatto. Mortara è adiacente a Parona e le ricadute dell’inceneritore riguardano il nostro territorio. Già parecchi anni fa il Partito della Rifondazione Comunista si era pronunciato, assieme ad associazioni ambientaliste, contro l’inceneritore di Parona. Eravamo per una moratoria (il blocco) di nuovi impianti in quanto ritenevamo (e riteniamo) che la soluzione dei rifiuti vada cercata nella raccolta differenziata e nel riciclaggio dei materiali. In tal caso gli inceneritori già esistenti in Lombardia sarebbero bastati a bruciare il residuo non riciclabile, senza dover costruire nuovi impianti. Ma, come si sa, a Parona prevalse l’affare dell’inceneritore. Ricordo che dapprima la società era la “Foster Wheeler”, una società americana che piazzò un impianto già considerato obsoleto a Chicago. Venimmo trattati come un paese del “terzo mondo” con l’assenso della maggioranza degli amministratori locali. Poi subentrò Lomellina Energia con vari soci ecc. Oltretutto l’inceneritore di Parona accoglie rifiuti da molte altre località al di fuori della nostra provincia, mentre sarebbe corretto che ogni provincia provvedesse a smaltire i propri rifiuti. Per i fanghi è grave che fino al 25 per cento (un quarto) della produzione nazionale venga smaltito nella nostra zona inquinando e impoverendo il suolo agricolo. Però la soluzione non può essere quella di bruciarne una parte nell’inceneritore. In tal caso avremmo un doppio inquinamento: i fanghi nel terreni e fumi nell’atmosfera. La soluzione non può che essere un’altra.
1) Programmazione per ridurre drasticamente i fanghi nei terreni, anche grazie all’incentivazione di pratiche agricole non più di “rapina”, ma rispettose dell’ambiente e dei cicli naturali.
2) Riconversione dell’inceneritore in impianto per il riciclo e il riutilizzo dei materiali (oltretutto si salvaguarderebbe meglio l’occupazione, anche incrementandola).
3) Gestione pubblica dell’intero ciclo dei rifiuti, evitando la ricerca del profitto in questo campo o, peggio, come si è visto negli incendi dei depositi più o meno abusivi, l’infiltrazione della criminalità organizzata.
Non basta applaudire i giovani che manifestano per l’ambiente e contro i cambiamenti climatici. Occorre essere coerenti.
Stimato Giuseppe,
la sua ultima frase centra uno dei problemi principali incarnati dagli attori di questa certamente non brillante stagione politica. Lei ha fatto della coerenza politica, a torto o a ragione poco importa, la bandiera del suo impegno civile. Oggi la coerenza politica è un poco come l’araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Le maschere del teatrino politico hanno lo stesso spessore, politico ovviamente, ma anche culturale, delle piume. E proprio per questo, per la loro leggerezza, tendono a svolazzare a destra e manca a seconda di dove tira il vento. Un vento che a Mortara e in Lomellina è anche portatore di “puzze” e di polveri sottili. Il problema ambientale nel nostro territorio è facilmente avvertibile: basta non avere il raffreddore. Ma certamente occorre preoccuparsi di quanto il nostro naso non riesce a percepire. I dati sulle emissioni di polveri sottili, pubblicati lo scorso 22 gennaio, non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Oggi stiamo scontando le colpe di una politica amministrativa locale che negli ultimi venti-trenta anni non ha brillato per la capacità di programmazione. In qualsiasi campo: dalle infrastrutture ai trasporti, dalla sanità ai servizi passando per veri e propri abomini urbanistici. E ovviamente nel disastro è finito anche l’ambiente. Se pensiamo che la “mala gestio” degli ultimi lustri ricade sulle spalle di una classe politica quantomeno zoppicante, direi che abbiamo tutti i presupposti per poterci disperare. Se partiamo dal presupposto “ognuno si gestisca la propria spazzatura”, basterebbe un inceneritore per provincia, come lei dice, tarato su quelle che sono le esigenze del territorio. Non ci sarebbe nulla di male. Anzi, si tratterebbe di uno splendido esempio di “federalismo del rudo”: la messa in pratica (nel sacco nero) dello slogan ormai passato di moda “padroni a casa nostra”. Ma lasciarsi andare a considerazioni generiche si rischierebbe di cadere in errore. Non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio. Prendiamo ad esempio il caso di AsMortara: grazie a importanti investimenti, l’ex azienda municipalizzata si è sviluppata nel campo della gestione idrica e nel trattamento dei rifiuti idrici. Grazie ad un progetto ambizioso l’azienda è riuscita a mettere nel suo sistema di depurazione dei “super microbi” che letteralmente mangiano i fanghi di depurazione. Un’innovazione, che porta AsMortara ad essere “a fanghi zero”, resa possibile sì da un corposo investimento, ma prima ancora dalle idee e dalla programmazione aziendale. Il ritornello “non abbiamo soldi” non convince più, le idee non costano nulla. Bisogna però averle... v.t.
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